Enciclopedia d'Arte Italiana
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SBARDELLA Filiberto



Giovanissimo allievo di Gustavo Simoni e del maestro dell’encausto Tito Venturini Papari, Filiberto Sbardella (1909-1983) già a 14 anni espone nelle prime mostre personali, cimentandosi poi nell’arte musiva e la pittura murale.
Influenzato dal Futurismo e artisti come Ponti, Cagli, Carrà, Sironi e Prampolini, negli anni ’30 è recensito dai più autorevoli critici d’arte dell’epoca.
Diplomatosi all’accademia di Brera, realizza importanti opere, come quelle che ancora oggi decorano la facciata della Chiesa di S.S. Pietro e Paolo di Graffignana, o il Tempio dei Caduti di San Pellegrino Terme.
Partecipa a diverse mostre collettive istituzionali, come la VI e VII Triennale di Milano, la XX Biennale di Venezia, la II Mostra interprovinciale d’arte marchigiana a Pesaro.
Espone alle Gallerie Barbaroux e Gianferrari.
Con il Secondo Conflitto Mondiale l’attività artistica di Filiberto Sbardella subisce una brusca interruzione: richiamato a Roma dal fratello Mario, diviene partigiano combattente durante i mesi della Resistenza romana.
Tra i comandanti della brigata partigiana Movimento Comunista d’Italia (anche detto “Bandiera Rossa”) è tra gli attivisti politici più attivi, assieme ad Antonino Poce, Celestino Avico, Giordano Amidani, Carla Capponi, Orfeo Mucci, Pertini e tanti altri.
Nel dopoguerra Filiberto Sbardella riprende l’attività artistica aderendo al movimento pittorico realista e neorealista, collaborando ed esponendo a Roma, Pesaro, San Remo e Milano, e collaborando con artisti come Leonor Fini, Guttuso, Siqueiros, Manzù, Fornasetti, Carlo Pagani e tanti altri.
Ma, nonostante la sua attività artistica, Sbardella mantiene viva la sua passione politica con ruoli di prestigio nell’ANPI, CGIL, PCI.
Dagli anni ’50, fino ai primi anni ’80, dopo la laurea e il titolo di ingegnere conseguito a Ginevra, Sbardella vira verso l’architettura, divenendo uno stimato urbanista.
Pur esponendo alla Galleria Il Pincio e alla Galleria La Cassapanca di Roma, alla Galleria Schettini di Milano, e partecipando alla XXVII Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma del 1951, e operando come scenografo nel film “Teodora” di Riccardo Freda, egli conduce la professione di architetto, collaborando con i grandi maestri del ’900 come Bruno Begnotti, Gio Ponti, Lanza, De Carlo, Michetti, Cosenza, Ansaldo, Petrangeli, in importanti progettazioni a Roma, Milano, Chianciano Terme, Ariccia, Mosca, Pesaro.
Dal 2017 l’Archivio Filiberto Sbardella – curato dal sociologo Pasquale Biagio Cicirelli e dall’architetto Claudio Gatti – svolge una costante attività di divulgazione dell’attività artistica di questo personaggio, attraverso mostre, convegni, studi, ricerche e pubblicazioni.



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