Enciclopedia d'Arte Italiana
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BARTOLOMEOLI Gianfranco



Nato a Bologna nel 1935 ha esordito da autodidatta come pittore, marcatamente suggestionato prima dal Post Cubismo e poi dalle rarefatte atmosfere del Realismo Magico. Negli anni 1973 e 1974 ha frequentato i Corsi estivi Internazionali di Tecniche dell’Incisione - Sezione xilografia, tenuti dall’Accademia d’Arte nel Palazzo Ducale di Urbino. Influenzato poi dalle opere di Louise Nevelson ha tralasciato la pittura per la scultura in legno e bronzo. Nei suoi più recenti lavori ha adottato figure geometriche elementari, (triangoli, rettangoli, poligoni, cerchi), nelle loro sorprendenti e mutevoli interazioni, per forme che si scompongono e ricompongono tramite accumulazioni ordinate e iterate di elementi semplici. I materiali ai quali ricorre per dare corpo alle sue visioni sono legni di ciliegio, noce, acero, pero e ulivo.
Bartolomeoli vive e lavora a Ivrea.

Non fa mistero Gianfranco Bartolomeoli, scultore bolognese con precedenti non trascurabili anche in pittura e nell’incisione, del debito artistico che sente nei confronti di Louise Nevelson, una delle grandi maestre, per dirla in modo gradito a Laura Boldrini, che hanno più caratterizzato il campo dell’espressione a tre dimensioni nel corso del Novecento.
Del resto, sarebbe difficile negare l’influenza della Nevelson nelle opere che Bartolomeoli ha realizzato nel passaggio fra un secolo e l’altro, che dell’americana condividono la poetica dell’environment, così come lei la definiva, costruendo con piglio architettonico strutture composite, prevalentemente di legno grezzo, ma anche metalliche, che derivano dall’associazione modulare di altre; scatole contenenti al loro interno forme di disparata natura in una libera condizione di assemblage, come objects trouvés convertiti a un’unica materia unificante, fosse anche solo coprente, quasi a rievocare i casellari a scomparti di un redivivo theatrum memoriae. Non esiste, però, solo la Nevelson nell’orizzonte ispirativo di Bartolomeoli.
In una diversa stagione creativa, è l’exprit de géometrie, che faticosamente le scaffalature nevelsoniane tenevano a bada in nome di un certo qual piacere per l’imprevedibile, a dominare sovrano, dando vita a strutture ancora più architettoniche e modulari delle precedenti, non più imperniate su contenitori aperti, ma su impenetrabili regolari listelli, ora lunghi, ora corti come mattoni in entrambi i casi rigorosi come nella serialità industriale più ortodossa.
Compongono armonicissime trappole che imprigionano il moto, nel rispetto di un vecchio mito della scultura, condiviso da Bernini e Boccioni, che lo ha fatto motivo fondante di un principio generatore per il quale la forma viene determinata dalla sua relazione dinamica con lo spazio. Un minimalismo di spiccato effetto ottico quello di Bartolomeoli che aspira all’assolutezza di archetipi rinnovati come nella doppia spirale in cui la scienza odierna riconosce la struttura del DNA. Sembra lontana astrazione, e invece è la base di ogni vita.
Vittorio Sgarbi

L’arte di Gianfranco Bartolomeoli incontra senza ombra di dubbio un gusto esecutivo di grande raffinatezza del segno, il cui linguaggio scultoreo e creativo ritrova la sua ragione in composizioni dalle armoniose e ordinate geometrie. Una rivalutazione dell’estetica minimalista diventa così il filo di Arianna della sua produzione artistica. Tra tasselli e tessere lignee prendono vita i contorni delle sue opere, escheriane nei loro giochi di linee e geometrie accuratamente composte nella struttura, che portano avanti un linguaggio segnico altamente intenso, fatto di simboli celati in un ordine che rimette a posto un caos che l’astante nemmeno arriva a percepire. I materiali, essenziali anche quelli, diventano così parte integrante del processo creativo del maestro e ne accompagnano la comprensione del suo stile.
Paolo Levi, da “Museo Levi, Artisti da Museo” EA Effetto Arte, Palermo

Bartolomeoli è maestro nell’armonizzare concetto poetico, forma geometrica e materia nello spazio. Uno scultore sapiente che elabora in chiave estetica l’intuizione poetica spesso legata alla mitologia greca. Predilige l’uso del legno che lavora in elementi geometrici modulari per realizzare un costrutto lirico d’ambito astratto. Con le sue opere egli manifesta chiaramente l’intento del suo lavoro, la ricerca della profondità, della tridimensionalità e anche della quarta dimensione perchè le sue sculture cambiano continuamente a seconda del punto di vista da cui si guardano. Bisogna riconoscergli una suadente inventiva sul piano estetico e una notevole perizia a livello esecutivo. Bartolomeoli può essere definito il poeta della forma astratta tridimensionale perchè riesce a rendere il suo pensiero arte e a tradurlo in materia viva, plasmata dalla sua forza creatrice. Le sue opere sono cariche di tensioni armoniche percepibili nelle infinite sovrapposizioni e tensioni al limite dell’illusione ottica.
Sandro Serradifalco, da “Premio Grande Maestro 2016” EAS Editore, Palermo


Sito web: www.gianfrancobartolomeoli.eu


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Elasis
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Erma
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i Dioscuri
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La porta degli Alberi
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La porta del silenzio
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Ruit hora
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Scaraboide
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Scudo di Atena
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Stele della Malinconia
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Stele dal cuore oscuro
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Gianfranco Bartolomeoli

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