Enciclopedia d'Arte Italiana
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TANFOGLIO Alessio



Alessio nasce nel 1955 a Brescia quinto di otto figli, da mamma Maria Teresa Tanfoglio (del ceppo "Fontanela" di Magno) e da papà Vincenzo della famiglia dei "Lame" di Inzino. Tutta la sua giovinezza, ha abitato ad Inzino. Dal 1962 datano le primissime partecipazioni a concorsi locali.
Nel 1974 consegue il diploma di Maestro d’Arte presso l’istituto Savoldo formandosi sotto la preziosa guida del mitico professor Pietro Bonomelli. Acquisisce padronanza nelle tecniche pittoriche e murali, dalla tempera all’acquerello, dalla pittura ad olio alle tecniche grafiche, dall’affresco all’encausto, fino alla doratura di tavole lignee.
La prima mostra personale di opere pittoriche e grafiche, è del 1978, proprio di fronte a Palazzo Chinelli, sede municipale con sessanta opere pittoriche. Dopo aver conseguito il diploma alla prestigiosa Accademia di Belle Arti di Brera in Milano, si dedica per quattro anni alla realizzazione di progetti per le zone terremotate dell’Irpinia e contemporaneamente, dal 1979 al 1988 svolge attività di docente all’Istituto d’Arte "Caravaggio", e dal 1989/92, attività di affreschista e decoratore d’interni che gli ha permesso di eseguire opere in varie località del centro nord d’ Italia. Dal 1989 svolge attività di docenza, per la materia Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale "Olivieri" a Brescia.

1 "L’amore, l’entusiasmo, “Dio”, tutte finezze dell’estremo autoinganno, tutte seduzioni del vivere… L’arte e nient’altro che l’arte. Essa é la grande creatrice della possibilità della vita, la grande seduttrice della vita, il grande stimulans della vita..." (Nietzsche in "La volontà di potenza", pag.1041, ed. Mammut, Newton Compton ed. 2008).

Quando la Filosofia era indaffarata a scoprire le ragioni del cogito ergo sum, e l’Arte era ancora strettamente legata alla realtà, interdipendente da essa, già iniziava a sbriciolarsi l’idea dell’identificazione dell’Io col mondo (infatti fino all’Impressionismo, l’Arte era un affare esclusivo dell’Arte e la Filosofia, che ormai andava applicando metodicamente il dubbio iperbolico, sembrava non curarsi ancora di questo "svago"). Se nell’Arte figurativa l’Artista si occupava di tradurre la realtà nei suoi connotati reali e raccontava il mondo in modo realistico, senza soggettivismi (così determinanti dall’Impressionismo in poi), la filosofia ancora non aveva iniziato a scandagliare i rapporti tra le parti in campo e le narrazioni, tra i simboli e le metafore, e ancora non immaginava di assumere il ruolo di guida dell’Arte, ruolo che dal novecento ad oggi ha saputo onorare quasi sempre con serietà e coraggio. Oggi che la maggior parte degli artisti si è allontanata dall’ortodossia estetica, l’Arte, dopo avere con forza attraversato millenni ed epoche (antica, medioevale, rinascimentale, moderna), sembra vagare in un territorio aperto e caotico in cui tutto e il suo contrario sembrano di volta in volta connotarsi come Nuovo e contemporaneo; non ci sono più solide tracce, né confini certi, e tutto sembra essere una manipolazione del già visto, copia di copia di copia... (ciò che manca è Autenticità e consapevolezza della finità). L’estetica realista, che almeno fino alla data storica del 1848 era il riferimento di tutti gli artisti d’Europa, ha subito uno scossone proprio a partire dall’indagine sulle condizioni di rappresentazione del reale stesso e della sua percezione (grazie ancora agli artisti del realismo e dell’Impressionismo che tra i primi hanno saputo scardinare il chiuso delle Accademie e proporre una pura espressione soggettiva del reale); proprio in quella riflessione la Filosofia si è insediata ed ha iniziato quel percorso che meritatamente l’ha portata ad essere, in quest’oggi, ruolo di guida (complici le mancanze gravi degli artisti e del sistema consumistico). Proprio grazie alla filosofia, oggi tutto quello che viene definito Arte Contemporanea sembra acquisire un minimo di vitalità e ragione, e sembra proprio che col sostegno della filosofia inizi a trovare spunti di necessità, ma questo tempo di fantasmi, di virtualità, di apparenze e di quest’arte povera di contenuti, misera di Artisti, sembra sempre più cedere spazi al Sistema e al circo dell’arte (esposizioni, concorsi, committenze, gallerie, critici, fiere, aste, musei ecc.), e gli artisti sembrano incuranti anche di quel minimo di dignità che era rimasto loro dopo la sfuriata delle avanguardie del ’900. In quest’arte considerata Arte, tutto ancora sembra svolgersi in un limbo indefinito, per fini inimmaginabili e soprattutto senza la caratteristica fondamentale dell’Arte "tradizionale" (quella che arriva fino alla metà del novecento), sembra cioè che questa nuova arte, sia priva della necessità del dialogo col mondo, e che l’artista sia estraneo al dialogo dell’Io con la realtà e dell’Io col Sè.
L’ambito di ricerca è la concretezza dell’opera d’arte, di una immagine, che lo scrivente ritengono essere, sempre, evidenza estetica ed etica. Estetica e sostanza, estetica e dialogo con la società questi dovrebbero essere i presupposti dell’Arte. Ciò che consideriamo realtà e la sua rappresentazione hanno i loro riferimenti nel sistema politico-economico-religioso, che spesso non solo l’individuo ma anche il magma sociale, non sempre sono attrezzati a decodificare e ancora meno riconvertire in risposte adeguate. Detto altrimenti: ciò che consideriamo reale ed esistente, utile e necessario alla conoscenza del Sè e della realtà, non può che essere arte, perciò la filosofia, in quanto riflessione sulle cose del reale e del pensiero, pensiero consustanziale a sè stessa, non può che risultare utile chiarimento del vivere. Entrare nel vivere significa non solo cogliere l’estetica e l’apparenza delle cose, ma anche e soprattutto attuare le necessità dell’Etica, immergersi nelle determinazioni estensive dell’immagine e significa decriptare epigonismi e gerarchie. Mentre l’etica determina le relazioni, i significati, la condotta, e informa delle priorità del soggetto e della sua realtà in un’ottica universale di priorità (anche morali), l’estetica si assesta sul principio delle sintonie ed attinenze riguardanti l’armonia e l’utilità nei rapporti sociali. Seppure ambedue siano riferite alla visione, alle contraddizioni dialogiche e all’esperienza sensibile, va precisato che un prima etico s’impone sull’attualità estetica, pur essendo connaturato ad essa, proprio perché determinante la condotta pratica e proprio perché l’uomo si afferma nelle relazioni sociali, concrete, quelle che rendono inevitabili scelte etiche che lo indirizzano nelle relazioni col mondo. In ciò è definita una parte di quello che definiamo destino, lo stesso che però subisce la casualità di eventi (di stagnazioni o di esuberanze), plurimi e universali. E’ la decisione etica che definisce non solo l’intima essenza dell’individuo ma anche la precisazione sociale, anche se è il dato esteriore estetico che lo colloca nella scala dei rapporti sociali, anche d’occasione, beninteso nella sovrastruttura di classe pre-segnata. Ciò avviene nel cominciamento, l’inizio che tenta di individuare percorsi ed orizzonti nel succedersi delle esperienze e del dialogo con la realtà e la natura; l’opera si avvale di contributi, i più vari e necessari, che patiscono la trasformazione, come per i viventi la loro transitorietà, e che non necessariamente si prestano a realizzare la traiettoria definita a-priori. E’ nell’ordine delle cose; ciò che vediamo al di là dei nostri occhi, non dipende solo da noi, e peraltro gran parte di ciò che riguarda il nostro Io e il nostro intimo, per larga parte è dipendente dalla realtà e da altre relazioni derivate dalla sovrastruttura (politica-economica, sociale). Ma la realtà dipende anche da noi, dal nostro agire o dal nostro subire. Se la dimensione estetica conferisce l’habitat al contenuto, la vista non può prescindere dal dato estetico delle cose benchè sia chiaro che "l’apparenza inganna". La realtà e la sua esplicitazione estetica sono perciò parte del sistema, e l’individuo ne sconta i percorsi che attraversano non di rado stramberie, ironie e paradossi che spesso generano conflitti. Così la percezione del mondo ci aiuta ad individuare i dati che lo caratterizzano, ma sta all’individuo relazionarsi ad esso attraverso strategie e traiettorie le più adeguate, le più coerenti e le più rispettose di sé, degli altri e del mondo. Lo spettacolo della menzogna di questo sistema in cui il mercato, il virtuale, la copia e la parvenza sono i cardini, diffonde un verbo che sembra essere votato al suicidio; il Bene comune è sempre più spesso contrapposto alla competizione egoistica, e la Giustizia troppo spesso banchetta con i “fortunati” (che, coincidenza, sono sempre ricchi).
Riconoscere e superare rituali e simulacri consolidati, si rende ormai necessario, rivalutando le appartenenze contro i reazionari e i loro privilegi, ben consci che nel silenzio dell’abitudine si accresce la loro forza. Non tutto è perduto, nonostante le costrizioni di questo labirinto contemporaneo, e nonostante l’informatizzazione interattiva (elettronica e telematica) di pluralità che sembrano appiattire volontà, desideri e conoscenze, e sembrano emarginare ogni spinta costruttiva costringendoci in linguaggi, azioni e interrogativi suggeriti a comando. L’egualitarismo di facciata di questa realtà informatizzata, non risolve le distanze economiche e politiche di classe, ma si limita a manipolare e supplire sempre più insoddisfazioni e mancanze con edonismi accattivanti che lasciano inalterate le necessità di democrazia e libertà; siamo tutti connessi, tutti dinamici, tutti fintamente liberi, ma uguali nelle mancanze, incapaci ad utilizzare le conoscenze, tutti prede di solitudini malinconiche.
Non serve avere il diritto all’informazione se questa è pre-definita e pre-disposta, imposta. Che si prenda coscienza della realtà, è necessario; auspico che ognuno si prenda la responsabilità, coi propri mezzi, di realizzare una strategia efficace, in modo che questa realtà possa essere sempre più concretamente visibile e vissuta come Armonia.
* PS= Quelli che considero essere i tre cardini di riferimento nell’operare artistico sono: il mito, l’emozione, l’inferenza. I tre temi sono stati specificati, ampliati e svolti nei rispettivi testi: Il figlio della terra e del cielo stellato (Dioniso), In difesa dell’arte (la passione), Filosofia dell’arte: rappresentazione e società (il ragionamento, la conseguenza etica), Metafisica ed eternità: frammenti e sigilli - Istant pleasure e finità, ed in Epistéme e poesia (la poesia come immagine e significato del mondo), testi che contengono riflessioni riguardanti sedimentazioni di studi di varie discipline che mi hanno accompagnato negli anni, e in primo luogo sono il frutto di considerazioni riferite alla mia percezione del reale e della realtà; sono quindi la traduzione di esperienze culturali e sensoriali che non hanno però alcuna pretesa di essere ne definitive né tanto meno esaustive rispetto agli studi già esistenti.
Alessio Tanfoglio




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18x24+-s.Giorgio -2017-olio su tela
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21x30-paesaggio con albero rosso-2018-acrilico su legno-
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30x40+luci di notte-2017-olio e pastello ad olio su tela
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33x42+- il ponte-2017-olio
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50x70- Il monte Guglielmo, la chiesa e il ponte-2018-acrilico su tela
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50x70+ferrovia in Perù-1986
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167x130+-2012-Temporale improvviso a Calitri-2012-acrilico su carta
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170x180 -2012-acrilico su carta-
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180x150+-Salmo-2012
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200x156+La gioia di vivere-acrilico su tela-2018
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1999- notte di san Lorenzo in montagna-acrilico e past. a cera su cartone pressato

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